Il Vento

Nonostante tutto, non credo nel destino.
Il mio Babbo diceva sempre che il destino non esiste e tutto quello che ci capita dipende da noi, dalle nostre scelte e da come ci approcciamo alla vita.
Tuttavia mi guardo in dietro e non capisco come ho fatto ad arrivare qui.
Non mi è chiaro l’inizio della strada che mi ha portato dove sono adesso.
Ma eccomi qui, avvolto da un vento fresco che mi struffa i capelli e agita i miei vestiti appesantiti da anni di incuria, di sporcizia e polvere.
E’ una bellissima sensazione.
Mi lascio trasportare dolcemente tanto da non sentire più il peso del mio corpo, in uno stordimento generale dal quale consciamente non voglio uscire.
Gli occhi si chiudono e la mente sembra espandersi così tanto da perdere tutti i riferimenti conosciuti.
Non riesco più a vederne i confini.
I pensieri si accavallano, si sovrappongono, si scambiano di posto velocemente, generando in me repentini stati d’animo diversi, contrapposti.
Nessun pensiero si ferma il tempo necessario affinché possa dargli un ordine temporale.
Tutto è così rapido, veloce, caotico tanto che la mente non ce la fa più e lascia che tutto avvenga fregandosene delle conseguenze.
Credo di viaggiare alla velocità della luce perché non sto avvertendo lo scorrere del tempo.
Di una cosa però sono sicuro: non sto andando in avanti.
Non potrei. Non ho esperienze del futuro.
Posso guardare solo nel passato.

In tutto questo caos dove, come accade nei sogni si perde il filo del razionale e del logico, ecco farsi avanti una figura.
Improvvisamente tutto sembra riordinarsi e il turbinio di immagini e pensieri si placano velocemente come accade quando si esce improvvisamente da un banco di nebbia e si torna a vedere più chiaro.

Non sembra uno sconosciuto ma aspetterò che arrivi più vicino.
E’ un bambino, ora lo vedo bene, lo riconosco e come non potrei.
“Hei! Che ci fai qui?” gli chiedo
ma lui non risponde, continua nella sua corsa divertito e spensierato in un incedere leggero come se la gravità non lo riguardasse.
Non oso disturbarlo con altre domande e così, in silenzio, decido di seguirlo.
Ora più vicino ora più lontano cerco di non perderlo di vista.
Pensavo fosse più facile per me che sono un adulto riuscire a stargli dietro e invece sembra che lui abbia l’energia di cento adulti.
Proprio quando credevo che non ce l’avrei più fatta, ecco che finalmente rallenta, si ferma e si gira verso di me.
La preoccupazione di prima di non riuscire a seguirlo adesso si era trasformata in qualcosa di più forte, di più inquietante.
Quel piccolo stava per affrontarmi a viso aperto senza timore e palesemente sicuro di se.
Ho subito percepito che tra i due, lui era quello più forte.
Mi sono fermato rapidamente ma non di colpo, le gambe hanno si sopportato la frenata, ma hanno continuato per qualche altro passo prese alla sprovvista da quel comportamento tanto inaspettato e così mi sono ritrovato più vicino a lui di quanto avessi voluto.

casagra

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